lunedì 26 settembre 2016

Malva Sylvestris

La Malva ha un colore stupendo! Direi che è il mio preferito, senza dubbio.
Ho spostato una piantina in un luogo ben luminoso del giardino ed è esplosa in una infinità di fiori.
Questa pianta è rustica, ma per essere coltivata bisogno di buona aerazione e di un terreno ben drenato. Sicuramente darà degli ottimi risultati!

Fa parte della famiglia delle Malvacee, è una pianta biennale/perenne (nei climi temperati) e fiorisce tra Giugno e Agosto. I fusti sono molto alti, in media tra gli 80 cm e i 100 cm.

La Malva era già nota tra gli antichi Greci e Romani per le sue proprietà emollienti: il suo nome deriva, infatti, da "rendere morbido". Si dice che l'imperatore Carlo Magno apprezzasse molto questa pianta, tanto da farla coltivare appositamente per la famiglia imperiale. 

Viene utilizzata principalmente per le mucillagini, ma contiene anche antociani, potassio, ossalato di calcio e pectine.

Alla Malva vengono attribuite proprietà emollienti, calmanti, lassative e bechiche.
In erboristeria viene impiegata per alleviare le infiammazioni delle mucose e, in particolar modo, per le infiammazioni di bocca, gola e occhi. Inoltre le viene attribuito un blando effetto lassativo (mucillagini). Si dice che sia benefica anche per le vie urinarie, ma non è stato dimostrato.
In ambito cosmetico è apprezzata come umettante, sotto forma di estratto. Le mucillagini, reidratandosi, formano un gel che rilascia gradualmente l'acqua sulla pelle. Inoltre viene inserita all'interno dei detergenti per mitigare l'effetto potenzialmente irritante di alcuni tensioattivi (sempre per il fatto che le mucillagini formano una sorta di "rivestimento" sulla pelle).

Di solito raccolgo la Malva e la essicco per farne una tisana. Ma è ottima anche da usare fresca facendola macerare in acqua fredda per qualche ora.
Un consiglio: è bene far essiccare la Malva in un luogo buio e conservare i fiori secchi al riparo dalla luce. I fiori assumono un'intensa colorazione tendente al blu, ma la luce li fa scolorire in pochissimo tempo.
Fiori di Malva essiccati
Di solito rinnovo le mie scorte ogni anno, ne uso una bella quantità. Inoltre la trovo molto bella e mi torna sempre utile per realizzare decorazioni e confezioni.

Fonti:
Wikipedia
www.cure-naturali.it
www.my-personaltrainer.it

sabato 17 settembre 2016

Oleolito di Calendula

Oggi vi parlerò del mio metodo per realizzare un oleolito alla Calendula Officinale.
Ne faccio sempre una bella scorta ogni anno. Tradizionalmente gli vengono attribuite proprietà emollienti, lenitive e cicatrizzanti. 

Parto dal presupposto che questo oleolito per me è sempre stato un punto dolente!
Per i miei estratti preferisco usare del materiale vegetale fresco ogni volta che mi sia possibile. L'essiccazione comporta sempre la perdita o la degradazione di molti principi. A volte è necessaria, ma non la amo in modo particolare. 
E ho sempre avuto qualche problema con il metodo tradizionale: quello della droga fresca immersa nell'olio e via andare... c'erano sempre problemi di irrancidimento e muffe.
Anche perchè, volenti o nolenti, l'acqua contenuta nel materiale vegetale fresco macera, nonostante l'immersione in olio. Vi lascio immaginare cosa veniva fuori in 40 giorni!

Mi ero davvero stufata di buttare via tante belle calendule e tanto bell'olio di girasole spremuto a freddo (non è che sia poi così economico). Così ho pensato di collaudare un metodo semplicissimo per limitare al massimo il fallimento del processo.
Come da norma, ho utilizzato un rapporto droga-solvente di 2:10. Volendo si può modificare, ma io mi trovo davvero benissimo così.
Un'ultima cosa: l'oleolito alla calendula ha un odore acidulo. Non è rancido (il rancido si riconosce lontano un chilometro), è proprio la pianta che ha un odore forte e particolare. Lo dico perchè, una volta, ho rischiato di buttare tutto pensando che fosse andato a male! Dannata inesperienza...

PROCEDIMENTO
1. Ho raccolto i fiori di Calendula e li ho pesati.

2. Con 10 grammi di fiori di Calendula ho bisogno di 50 grammi di olio di Girasole per ottenere il mio oleolito.

3. Ho posto il materiale vegetale fresco e un rametto di Rosmarino (per prevenire l'irrancidimento dell'olio) in un contenitore con il tappo a vite. L'ho disposto a strati, alternandolo con del sale da cucina: il sale richiama l'acqua dal materiale vegetale e, saturandosi in essa, rende l'ambiente poco favorevole per la proliferazione di muffe e batteri.

4. Prima di tappare il mio contenitore, ho spinto il materiale vegetale verso il fondo in modo che fosse completamente sommerso. Poi ho versato un sottile strato di alcol etilico a 95° per impedire la proliferazione batterica in superficie.
5. Ho lasciato riposare l'oleolito per 40 giorni in luogo buio e fresco.
6. Ho filtrato l'oleolito e ho lasciato che l'acqua si depositasse sul fondo assieme ai residui vegetali.

7. Alla fine ho imbottigliato l'oleolito alla Calendula con l'aiuto di una siringa per evitare di aspirare l'acqua rimasta sul fondo. Un oleolito, in generale, non si conserva per più di 1 anno.
Ed ecco la mia bottiglietta.
Alla prossima!!!